Parlo di linguaggio riferendomi, ovviamente, non alla parola. Il fumetto come linguaggio, medium se vogliamo. Perché se negli anni d’oro il fumetto ci mise un attimo a dimenticarsi della realtà per abbracciare il linguaggio dell’arte, del cinema, del sogno, una volta trovata una propria dimensione per molti è stato considerato come qualcosa da esplorare solo ed esclusivamente a livello di contenuti.
Bisogna tenere sempre a mente che le sue potenzialità sono infinite, e che il suo unico limite è nella mente di chi lo crea… ed è anche facile infrangerlo, volendo, perché risiedendo nella mente basta applicare quella pressione in più da far saltare il blocco.
Richard McGuire. Richard McGuire è uno che ha ben capito questo concetto. Come lui molti altri, ma hanno dovuto spendere molte pagine per dimostrarlo, mentre a McGuire sono bastate le sei pagine di Here (pubblicato nel 1989 sul primo numero di “Raw” vol.2). Di cui non parlerò, perché le potete trovare qui sotto (o a questa pagina di The Comics Bureau, assieme al cortometraggio tratto da Here) e preferisco lasciare che parlino da sé.
[ovviamente cliccate per ingrandire]
2 commenti:
ehi ehi.
Lucia mi ha detto che avevano recensito amenita' su comicus ma non pensavo fossi stato tu.
pensavo ti interessassero solo i pupazzini tenerini delle caramelle impalate.
invece hai pure un gran bel blog.
piacere.
Ciao Fabio!
eh si ero io, Lucia mi ha detto che eri tu quello con cui s'è fatto cabaret allo stand :D
... le caramelle impalate, di fatto, erano un dono (anche se sono obiettivamente tenerine e apprezzabili), Amenità invece mi aveva davvero incuriosito. e infatti.
piacere mio.
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