[Riciclo questo post da Comics&Co. perché mi piace molto il volume in questione e perché mi ha convinto parecchio quel che ho scritto].
Il Viaggio di Yuichi Yokoyama mi è stato consigliato dal sempre saggio e preparato Claudio Calia, poco tempo fa [che ha sua volta, mi ha detto in seguito, lo ha letto sotto consiglio di Alberto Talami]; Claudio me ne ha parlato con un tale entusiasmo che non ho potuto starne lontano.
Yuichi Yokoyama è un artista giapponese riscopertosi fumettista, o mangaka, attivo nel circuito delle riviste underground. Il Viaggio è un lungo racconto muto i cui protagonisti sono tre persone che compiono un viaggio in treno (probabilmente uno Shinkansen) da un luogo a un altro. Di per sé è una trama molto semplice e lineare, specialmente considerando che questa è praticamente l’unica cosa significativa che i tre fanno: arrivano in stazione, fanno i biglietti, accedono alla banchina, salgono sul treno, prendono posto e poi scendono. Tutto ciò che sta nel mezzo è una collezione di sguardi dei tre, sul treno così come fuori. Incontri che durano la lunghezza di un respiro, paesaggi che scorrono come un film fuori dai finestrini, che mutano e si susseguono, animali in libertà. Valli, montagne, foreste, ruscelli, allo stato selvaggio o dominate dalla tecnica degli uomini con i loro insediamenti, le monumentali costruzioni, le loro vite. Vite che si sfiorano, relazioni umane che durano come l’incontro di due sguardi dai finestrini di due treni che viaggiano in verso opposto, e che forse non si incontreranno più.Con uno stile semplice, fortemente pop, sintetico ma con continui giochi grafici, Yuichi Yokoyama descrive un viaggio di qualche ora (il biglietto emesso all’inizio marca 9:42, l’orologio di uno dei personaggi alla fine indica le 13:55) con il quale analizza la situazione di una società ancora molto rigida (forse il significato dei volti tutti uguali e simili a maschere, raramente espressivi) e votata alla norma, all’efficienza, alla velocità.
Il treno incarna dunque il ritmo frenetico della società nipponica che, letteralmente, ogni giorno attraversa un mondo in cui c’è ancora molto da scoprire e da ammirare, tanto da cui rimanere incantati, molte persone con cui entrare in contatto. Tutto questo viene però privato all’uomo da un sistema che gli impone un ritmo non più naturale. E allora quello che vede è mosso, sfocato, limitato dalle condizioni del finestrino. Ma allo stesso tempo, allora, il finestrino diventa un nuovo schermo sul mondo, che nella frenesia quotidiana ricorda all’uomo che in fondo, attorno a lui, c’è anche dell’altro, qualcosa di cui è bene si riappropri.
Yokoyama firma quella che, a mio parere, è una denuncia di un’epoca, come già Taniguchi in raccolte come Gourmet o L’uomo che cammina: Yokoyama non ci sta forse invitando a rallentare? A guardarci intorno… A bloccare il panorama che vediamo scorrere come un rullo e a riappropriarci del nostro tempo. Tutte quelle linee cinetiche che riempiono le tavole sono un continuo e ossessionante monito, non riesci a togliertele di mezzo; e tra una e l’altra è solo un campo bianco, al punto che spaccano l’immagine, impediscono di vedere, imponendo uno sforzo ulteriore.
Il VIaggio non è certo un fumetto da ombrellone. O forse si, se avete molta pazienza.
Il treno incarna dunque il ritmo frenetico della società nipponica che, letteralmente, ogni giorno attraversa un mondo in cui c’è ancora molto da scoprire e da ammirare, tanto da cui rimanere incantati, molte persone con cui entrare in contatto. Tutto questo viene però privato all’uomo da un sistema che gli impone un ritmo non più naturale. E allora quello che vede è mosso, sfocato, limitato dalle condizioni del finestrino. Ma allo stesso tempo, allora, il finestrino diventa un nuovo schermo sul mondo, che nella frenesia quotidiana ricorda all’uomo che in fondo, attorno a lui, c’è anche dell’altro, qualcosa di cui è bene si riappropri.
Yokoyama firma quella che, a mio parere, è una denuncia di un’epoca, come già Taniguchi in raccolte come Gourmet o L’uomo che cammina: Yokoyama non ci sta forse invitando a rallentare? A guardarci intorno… A bloccare il panorama che vediamo scorrere come un rullo e a riappropriarci del nostro tempo. Tutte quelle linee cinetiche che riempiono le tavole sono un continuo e ossessionante monito, non riesci a togliertele di mezzo; e tra una e l’altra è solo un campo bianco, al punto che spaccano l’immagine, impediscono di vedere, imponendo uno sforzo ulteriore.
Il VIaggio non è certo un fumetto da ombrellone. O forse si, se avete molta pazienza.
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Il Viaggio (Canicola, 2011, 208 pagine in bianco e nero, 17 euro). Testi e disegni di Yuichi Yokoyama.
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