giovedì 23 luglio 2009

PYONGYANG

PYONGYANG (2003; edizione italiana 2006, Fusi Orari, 178 pagine in bianco, nero e toni di grigio).
Sceneggiatura e disegni di Guy Delisle.


Quando si pensa ad un fumetto che trasmette cultura gli esempi si affollano nella mente, ed è spesso difficile sceglierne uno sugli altri.
Quando invece si pensa ad un fumetto che trasmette cultura e, allo stesso tempo, fa informazione allora è impossibile che il primo pensiero non vada a Guy Delisle. Delisle non è un giornalista, è semplicemente una persona che viaggia, che – a quanto pare – sa dove guardare e che è dotato dell’intelletto necessario per porsi le giuste domande.
Pyongyang nasce da un periodo di lavoro ad uno studio di animazione in cui l’autore ha lavorato per due mesi. Due mesi durante i quali ha potuto osservare la vita della capitale nordcoreana e raccontarla con piacevolezza di tratto e ingegnosità di organizzazione dei contenuti.
L’immagine che l’autore canadese ci riporta della Corea del Nord è quella di un paese fortemente cristallizzato in una struttura di gerarchie politiche e militari, dagli elevati livelli di retorica partitica dove è proibito tutto ciò che non è ufficiale o autorizzato dal partito. L’impressione principale è che tutto questo rigore crei un grande vuoto e abbatta le relazioni tra individui, trasformandoli in estranei smarriti in spazi sconfinati.
Forte filo conduttore del docucomic (o docu novel, chiamatelo un po’ come volete) è il discorso sulle libertà personali, su ciò che è concesso e ciò che non lo è, su come il rigore imposto dall’alto sia, di fatto, un modo di imporre un’omologazione alla popolazione, un giogo uniformante.
E allora diviene immediato il parallelo – grazie anche allo stupore generato nel simulacro inchiostrato dell’autore – con l’Occidente.

Pyongyang è il resoconto di questi due mesi, dei suoi momenti culminanti e di quelli quotidiani, come il lavoro agli studi della SNK. Pyongyang è un ottimo esemplare (allo stesso modo degli altri lavori dell’autore) di come il fumetto possa venire utilizzato per raccontare la vita dell’uomo, il mondo, nei suoi tratti e mutamenti. Si possono apprendere molte più informazioni sulla Corea del Nord dal lavoro di Delisle piuttosto che da un qualsivoglia instant book e questo, ancora una volta, lo si deve all’enorme potere del medium fumetto, che informa mentre intrattiene e diverte. Per fare questo, grande è il contributo dello stile grafico dell’autore, maturato in oltre un decennio di lavoro nel cinema di animazione, semplice ma mai avido di dettaglia, brioso e concettualmente ingegnoso e stimolante. A questo si aggiunge, poi, una buona dose di ironia ben padroneggiata, che fa sorridere e, al contempo, riflettere.
Di sicuro Pyongyang è un volume che, una volta ultimata la lettura, non resterà chiuso per troppo tempo.

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