lunedì 1 giugno 2009

LILITH

LILITH nr.1 Il Segno del triacanto (2008, semestrale, Sergio Bonelli Editore, 130 pagine in bianco, nero e toni di grigio, € 3,50). Sceneggiatura e disegni di Luca Enoch.


A ridosso dell’uscita del secondo numero parliamo della nuova fatica di Luca Enoch, autore che personalmente ho sempre molto apprezzato sin dai tempi di Spray Liz, sia per il tratto che per il modo di raccontare.
Considerata la sua produzione fino ad ora, se le premesse del primo volume dovessero eguagliarsi, o addirittura andare oltre le aspettative, allora potremmo dire di trovarci davanti ad un superamento.

A causa di un parassita di proporzioni storiche chiamato Triacanto la popolazione umana del futuro è stata decimata e ai superstiti è proibito vivere in superficie. Tra flashback del futuro e azioni nel passato veniamo così a conoscenza di Lyca, giovane ragazza scelta tra i sopravvissuti per ricoprire il ruolo di cronoagente, viaggiando nel passato per estirpare il Triacanto dai suoi portatori.

Il primo viaggio di Lyca la porta nell’Anatolia dei tempi mitici, all’epoca della guerra di Wilusa, detta anche Wilios, antico nome che i greci attribuivano a Ilio, Troia. Enoch gioca con la materia classica manipolandola a suo piacimento, ma pur sempre con un occhio di riguardo (a partire dall’uso di denominazioni antiche in riferimento a luoghi e popoli). Lungo il corso della narrazione l’autore ci ripropone momenti noti dell’opera omerica, come l’incontro/scontro tra Achille e Agamennone, la morte di Patroclo per mano di Ettore, l’arrivo del cavallo (che è qui raffigurato non come dono ai troiani ma come un’enorme torre da assedio dal muso di cavallo). I prestiti omerici vengono inquadrati all’interno della storia della missione di Lyca di scovare il portatore del Triacanto. Una missione che, teoricamente, non dovrebbe avere ripercussioni sul passato, ma che invece modifica leggermente il corso degli eventi offrendo a Enoch la possibilità di fornire al suo lettore un’interpretazione personale di una materia la cui unica fonte “popolare” è quella dell’epica omerica.


Lilith
rappresenta, a mio parere, un’ottima prova di come il medium fumetto possa agire lungo due importanti direzioni. La prima è la divulgazione di una materia che talvolta passa in secondo piano, se non addirittura inosservata al lettore medio, che è quella dell’epica classica greca. La seconda è il servirsi di una solida base culturale preesistente per produrre altra cultura, veicolata al lettore nella forma del fumetto. Certo, il senso del messaggio enochiano ancora non è ben chiaro alla fine del primo numero, sepolto al di sotto di una storia avvincente e ben concepita, ma tuttavia non dubito, conoscendone il lavoro, che sarà solo questione di qualche uscita e il senso dell’opera si paleserà. All’inizio, banalmente, pensavo che il Triacanto si manifestasse nelle persone malvagie che fossero causa di situazioni storiche emblematiche della corruzione del genere umano, come la guerra o, buttando un occhio all’anteprima del numero successivo, la tratta degli schiavi. Nel corso della narrazione, tuttavia, si dice che il Triacanto può infestare anche persone buone (pp. 110-112), e questo invalida la mia teoria.

Inoltre la guida di Lyca nei vari periodi, una specie di pantera parlante con le orecchie da cane, fa riferimento ai misteriosi Cardi, nemici da cui la protagonista dovrà ben guardarsi, che per ora non si sono ancora rivelati.

La serie, del resto, è ai nastri di partenza e solo il suo sviluppo, ripeto, ci rivelerà dove Enoch voglia andare a parare. Forse il secondo numero, disponibile dal 13 di Giugno, potrebbe aiutare a fare un po’ più luce sull’argomento.

In chiusura non posso che azzardare un collegamento e una riflessione. A quanto pare il motivo scatenante di Lilith è viaggiare nel passato per salvare il futuro (ossia il proprio presente). Non ho potuto fare a meno di ricordare quanto si dice nel primo arco narrativo della serie americana Midnighter (spin-off di The Authority), scritta da Garth Ennis e disegnata da Chris Sprouse. Quello che ho sempre considerato il nodo della storia è una frase detta al vigilante da un membro della polizia temporale nell’ultima pagina del quarto numero: «changin’ what already happened don’t work; mosta the time it’s just idiots too lazy to change what’s comin’ up, instead». Modificare il passato per cambiare il presente, quindi, non è altro che un modo per distogliere lo sguardo dai problemi attuali.
E allora cosa mai vorrà dire Enoch? Il suo messaggio sarà uguale a quello di Ennis e Lilith è l’ennesima adunata affinché la società apra gli occhi, o sarà qualcosa di diverso?

2 commenti:

Cecilia ha detto...

Stai aggiornando questo blog a velocità superiori a quelle mie di lettura!
A me Enoch lascia un po' perplessa; ho letto solo Gea, questo sì, e l'ho trovata una serie piena di motivi di interesse ma anche piena di problemi e talvolta di buchi.
Con questo titolo, spero solo che in Lilith non sfoci ancora nel coté para-biblico e che non spuntino di nuovo angeli e demoni (non ne posso più).
E poi che c'entrano Paride e Patroclo insieme, scusa?

alfredo goffredi ha detto...

eh...cosa? chi ha detto Paride?
;)