lunedì 5 aprile 2010

Lo strano caso del Dr. Venice e di Mr. Florence


Ora … il giochino di lunedì scorso era un divertissement ma non era totalmente fine a se stesso.
Purtroppo forse sarebbe stato più divertente avere un maggior numero di lettori, e magari chiedendovi di rispondere via email. La prossima volta – se ci sarà – farò così. Fattostà che si, la risposta di senility [e anche di altri, ma lui ha risposto per primo] è quella esatta.
Cosa ci fanno delle gondole nell’Arno?
Ma anche, cosa ci fa Ponte Vecchio (con tanto di edifici circostanti) a Venezia?
Misteri del fumetto. Probabilmente quella che abbiamo visto in Batman 665 è una realtà alternativa della Terra e Bruce Wayne può permettersi di passeggiare su Ponte Vecchio e al contempo trovarsi a Venezia.
Forse ce l’ha fatto portare lui perché è fottutamente ricco e le Wayne Industries sono maledettamente potenti e influenti al punto da poter scardinare Ponte Vecchio e l’Arno (non so come ma loro potrebbero farlo, troverebbero un modo) e trapiantarlo a Venezia.
O forse ancora ha acquisito il dono dell’ubiquità, oppure ha imparato a muoversi nel Bleed con una maestria che la sua percezione di due località differenti in cui si trova vengono a coincidere nella sua rappresentazione.

Oppure è un errore grossolano e totalmente superficiale di Kubert. O di Morrison, ma trovo difficile che abbia mandato a Kubert una foto di Ponte Vecchio dicendogli “qua mettimi questo ponte”. Quindi a naso darò la colpa a Kubert, anche se non mi è ben chiaro quello che è successo, dal momento che Googlando “bridge + venice” non esce fuori alcuna foto di Ponte Vecchio.
Magari era convinto che fosse a Venezia e ha cercato direttamente una foto del ponte … o magari è andato a memoria, ma dubito visto che gli spazi degli edifici sono troppo precisi.

Nell’era di internet è possibile avere accesso a un’immagine di qualsiasi cosa, ogni luogo, palazzo, ambiente o spazio è visibile a qualsiasi persona in grado di connettersi.
Google map, Google Earth, Google streetview. Devo aggiungere altro?
Nell’era di internet tutti sanno di tutto, eppure l’errore è sempre dietro l’angolo.
Non mi è chiaro come mettere insieme tutte queste cose, non so come intrecciarle e dove puntare il dito, dove bisturare e cosa esporre alla luce come cuore di ciò che mi sembra un tremendo errore concettuale.
La faccio troppo grossa? Spero di no. E prima che qualcuno mi tacci di eccessivo nazionalismo, perché non è questo il punto: credo che questo pezzo ci sarebbe stato anche se la tavola avesse mostrato carri armati a Trafalgar Square con scritto in didascalia “Moscow”. E magari ce ne sono stati cento altri in passato di cui non mi sono accorto e per i quali avrei volentieri sbottato, ma non li ho notati o ero troppo distratto o chissà cos’altro; di questo mi sono accorto e di questo parlo.
Il fatto è che io non penso che un errore talmente grossolano sia tollerabile, perché mi porta alla mente i vecchi luoghi comuni spaghetti-pizza-mandolino. A dire che di una cultura si conoscono tre cose e le si ripropone continuamente senza fare il minimo sforzo di conoscere una quarta o una quinta o una decima o una centesima. Ma nemmeno una terza e mezzo, tipo spaghetti al pesto.
E siamo ancora qui dopo… oddio dopo quanti anni? boh, comunque dopo TROPPI anni ancora andiamo avanti a luoghi comuni?
Si so che c’è un ponte molto cool che ha i negozi e da sul fiume. Secondo me era a Venezia. Non può che essere a Venezia, no? Beh allora… che diavolo, ce lo metto. E così ce lo mise. Sbagliando. (S internet – ok ammetto di non essermi strappato i capelli per cercare ma i miei dieci minuti di googlaggio ce li ho messi – non ho trovato niente in merito).
Ovviamente questa è solo una possibile ricostruzione di come possono essere andate le cose, che rimarranno oscure a meno che sia Kubert a svelarci l’arcano.

Un errore del genere è un segno di superficialità che un artista di livello internazionale non dovrebbe permettersi; è un’offesa al lettore e alla sua intelligenza, ed è l’ennesima prova di come il fumetto venga preso alla leggere anche dai professionisti.
È la faccia di quella fetta di fumetto che nasce dalla volontà di sensazionalismo. Un personaggio come Bruce Wayne deve necessariamente stupire, perché è sfondato di soldi e tutto il resto, ed è la sua stessa identità civile che necessita di avere un taglio frivolo e dispendioso. Uno modo efficace per dare questa idea è farlo viaggiare – viaggi di piacere, s’intende – un sacco anche all’interno di un singolo arco narrativo, giusto per spezzare.
Ma se spettacolarizzazione ed “esotismo” (o “estero”, per farla più semplice) vanno a braccetto, se per forza si vuole mettere sul piatto qualcosa di cui non si ha esperienza diretta (e in questo caso potrei affermare senza molti dubbi che non c’è stata) allora non lo si può fare alla leggera, o il risultato sarà un’inevitabile caduta di stile.

Non chiedo una storia che sia in tutto e per tutto reale, ma che sia realistica laddove l’intento grafico-narrativo di una sequenza ricerca un carattere realistico. Perché spingere fino a fondo il pedale del realismo e riportare sulla pagina una struttura architettonica in maniera quasi perfetta e poi sbagliare totalmente la sua collocazione?

Dopo più di cento anni di fumetto possiamo permetterci di fare le cose alla carlona?

5 commenti:

Dr. Deggus ha detto...

Mentor, alla fine convengo con una così viva e ragionata esposizione delle ragioni per cui il buon Kubert va biasimato.
Certo un grosso LOOOL per "Forse ce l’ha fatto portare lui perché è fottutamente ricco e le Wayne Industries sono maledettamente potenti e influenti al punto da poter scardinare Ponte Vecchio e l’Arno (non so come ma loro potrebbero farlo, troverebbero un modo) e trapiantarlo a Venezia". Sto ancora piegandomi dalle risate per quello smargiasso di Bruce Wayne!
Ciò detto rimango convinto che sia colpa di Kubert Adam, [che ha passato al fratello l'immagine fiorentina, una fotografia scattata durante una Gita Fuori Porta pasquale, probabilmente -grrrr-, spacciandogliela per Venezia] con la mente avvelenata da Claremont, oppure voglioso di fare uno scherzone a Andy, invidioso perchè Batman lo voleva disegnare lui e invece gli è capitato la patata rossaeblu di Krypton.
Povero Adam, luv luv Him!

dario ha detto...

E pensa quanti errori madornali possono fare quando ambientano nell'est asiatico, o nel mondo arabo, dove "tutto è un po' uguale"!
Uno dei motivi per cui ho desistito coi fumetti è anche per quello, tanky, c'è un quid di approssimazione inquietante, nel fare le cose, ovviamente soprattutto nel fumetto mainstream. Sembra che a dire "vabbè alla fine è un fumetto" per primi siano gli autori stessi. Non credo che ce lo meritiamo.

alfredo goffredi ha detto...

Si vabbè ma questo è un commento pressapochista e da te non lo tollero. Non è certo tutto così.
C'è chi si fa il culo e chi no. Spiace tornare - per comodità e pigrizia - sempre tornare ai soliti nomi ma se da un lato hai Campbell e Moore che quando si accorgono, durante la realizzazione di From Hell, che un ponte al tempo della narrazione non era ancora stato costruito e mutano il percorso della carrozza di Sir Gull, dall'altro hai cose come questa o ben peggiori.
O Burchielli che ricostruisce con precisione una Manhattan distrutta [che sarà distrutta ma è precisa nei luoghi e nelle cose intatte, ne parlava lui stesso dicendo che Brian Wood gli manda sempre un sacco di materiale fotografico]; o Dysart che si documenta oltre l'inverosimile sulla situazione sociopolitica dell'Uganda per Unknown Soldier ... e questi ultimi due son cose Vertigo che, "adulta" quanto vogliamo ok ma pur sempre mainstream è.
Delisle descrive i posti in cui è stato in modo sintetico ma con precisione; lo stesso fa Joe Sacco.
è una cazzata "desistere coi fumetti" solo perchè qualcuno fa cazzate.
Non ci meritiamo nemmeno un sacco di altre cose, eppure stiamo zitti.

dario ha detto...

Massì, hai capito cosa intendo. Non volevo fare di tutta l'erba un fascio e lo sai. Quando uno si lamenta trancia giù duro.
Certo che se non si facessero i soliti nomi per difendere il fumetto fatto bene la difesa sarebbe più credibile :P

Quel che intendevo è molto semplice: io credo che la letteratura (ad esempio) e il fumetto abbiano teoricamente le stesse potenzialità, in quanto a complessità e riuscita artistica. Però poi di fatto nella maggior parte dei casi non è così. Alla fine, ora come ora, i fumetti che mi danno le stesse vertigini di certi romanzi, certe poesie o certi film sono in proporzione troppo pochi. Io mi rendo ben conto che sia un'osservazione banale, magari, pressapochista, sicuro, ma alla fine è così. E a un certo punto viene da chiedersi il perché. Non dico che il mio sentire sia legge, però mi sono accorto che in genere quando leggo fumetti abbasso inconsapevolmente le aspettative, apprezzo cose che in altri contesti artistici troverei mediocri. Questo forse è l'aspetto pop, non so, però non mi piace che sia così. Ogni mezzo artistico ha il proprio linguaggio, certo, però il risultato estetico non dovrebbe essere relativo ma assoluto (sempre in seno a una stessa soggettività di giudizio, ovvio). Leggo ancora fumetti e ne leggerò finché campo, però trovo semplicemente un atto di sincerità esprimere perplessità che sento, senza contorcermi in manifestazioni antisnobistiche (e quindi snobistiche al quadrato) sulla completa equivalenza tra fumetto e letteratura, o cinema. L'esempio che fai tu di Kubert (che non è il primo stronzo che passa) mi pare abbia a che fare con tutto questo.
Fuori dai denti, Al, come sempre è giusto che sia. :)

alfredo goffredi ha detto...

Ok... questo è un commento come si deve.
Io non credo [e non per campanilismo] che fumetto, letterature e cinema siano equivalenti. Sarebbe stupido affermarlo. Allo stesso modo, però, credo che il fumetto potrebbe averne ben di più, perchè riunisce i punti di forza degli altri linguaggi in qualcosa che potrebbe veramente fare tanto.
Il problema è che non c'è abbastanza gente che lo crede e, purtroppo, tra questi spesso ci sono gli autori, quelli che a volte sembra che si vergognino di dire che fanno fumetti.
Come diceva un saggio, ci vuole cultura per produrre cultura.

I soliti nomi sono lì perchè rendono bene l'idea e sono quelli che tornano comodi [per produzione ed autorevolezza] per difendere la baracca =) ovvio che ce ne sono tanti altri che si muovono ugualmente egregiamente, magari non sempre e non sempre allo stesso livello, ma che quantomeno fanno del loro meglio... e poi lo sai che sono mentalmente pigro a volte... :)

Comunque fa piacere che capiti qui con un po' più di frequenza, il tuo essere sempre puntiglioso fino all'ostia è produttivo ;)