giovedì 21 gennaio 2010

SUPERMARKET

SUPERMARKET (2007, Edizioni BD, 104 pagine a colori, € 10,00).
Sceneggiatura di Brian Wood, disegni di Kristian Donaldson.


La cosa più interessante di questo volume, di certo non la storia migliore scritta da Brian Wood ma non certo un cattivo lavoro, è l’immagine che ne emerge della città, gigantesco meccanismo ronzante e, a modo suo, organico, pulsante.
La città è come un supermarket (da qui il titolo), poiché ogni movimento al suo interno è regolato dal denaro, che è dunque motore di questo leviatano di neon e cemento; èd è, proprio come il parco prodotti, sempre aggiornato, sempre in costruzione, in espansione, come si può vedere ad un certo punto della storia (p. 51).
Woodlands è il nome del supermarket in questione, con la sua parte high-tech e la sua parte meno esosa, fatta di villette borghesi e case basse, che si alzano man mano che ci si sposta in direzione dei monolitici grattacieli del centro, che ne è cuore e vetrina, e porta all’eccesso ogni suo discrimine, ogni differenza e ogni dinamica monetaria; quello che la rende differente dalle città scaturite dalla letteratura cyberpunk è semplicemente la divisione dei diversi settori, che si accostano tra loro orizzontalmente e non ancora l’uno sull’altro.

Tutto il resto è la storia.
Per le strade di Woodland si articola la storia di Pella, ragazza sedicenne figlia di un affiliato della Yakuza e di un’affiliata della famiglia del Porno Svedese (anch’essa una famiglia mafiosa, s’intende), sorta di rivisitazione della rivisitazione di Romeo e Giulietta in chiave gangsta. La loro morte sarà l’avvio della fuga della ragazza, cui entrambi i clan danno la caccia e a cui rinfacciano la sua condizione di mezzosangue, motivo sufficiente per non poter raccogliere l’eredità di comando dei genitori ma sufficiente per accedervi al conto in banca.

La commistione non è solo razziale, che qui appare in minima parte nel meltin’ pot di abitanti; essa è anche architettonica e culturale. A questo proposito non si può non accennare alla cura riposta da Wood e Kristian nella costruzione grafica (ma anche narrativa) della città; del resto come dice Pella a un certo punto della storia “La città è nei dettagli” (p. 59), ed elevata è la cura del dettaglio messa in quella che più che una descrizione sembra una vera e propria analisi di Woodland, dei suoi quartieri, dei suoi segmenti sociali e, soprattutto, dei suoi punti vendita, che – di fatto – sono delle città all’interno della città. Viene in aiuto, in questo frangente, lo stile particolarmente schizzato e underground di Kristian, cui si intreccia un forte impianto di grafica industriale e pubblicitaria, che esplode, appunto, nei dettagli e nei molti riferimenti e giochi di parole che i due autori scelgono per infarcire la loro storia.

La soluzione della vicenda, poi, è (seleziona per leggere, contiene spoiler) emblematica di un sistema umano basato interamente sul denaro, il cui potere può comprare ogni cosa, la stessa malavita (che, da sempre, è più fedele al denaro piuttosto che all’onore o al sangue). Così quando Pella ridistribuisce i soldi della malavita alla popolazione prima si genera una sorta di ilarità di massa; poi la malavita perde il suo potere e scompare, a causa del livellamento sociale che solo il denaro è in grado di produrre o abbattere.

Diversa invece è la sorte della città, che continua comunque ad essere un supermercato e a funzionare secondo i propri ritmi. Questo perché la città (e il fumetto col passare del tempo ce lo ha dimostrato) non è più quella orizzontale di Dick Tracy, che poteva essere controllata dall’uomo poiché, per quanto grande, a misura d’uomo.
Già con il fumetto supereroistico la città è qualcosa che si sviluppa principalmente in altezza; la soluzione grafica delle lunghe vignette orizzontali, se aveva lo scopo di chiarire come il supereroe potesse dominarla (oltre a conferire alla figura dell’eroe una sorta di alone messianico per il suo provenire dall’alto, argomento che meriterebbe di essere approfondito… magari in futuro), come rovescio della medaglia presentava una città che già stava sfuggendo dal controllo dell’umano medio. Il labirinto poteva essere controllato solo dal supereroe, la città non era più a misura d’uomo. Ai giorni nostri non è nemmeno più così; nei comic books contemporanei spesso il supereroe soccombe, è lui a doversi adeguare alle esigenze di una metropoli che non è più in grado di controllare appieno, proprio perché, come nella storia di Wood, la città non è più a misura d’uomo bensì è a misura delle necessità e del disegno di un’elite economica e politica.
Anche per questo, dunque, la risoluzione non porta , di fatto, ad un nuovo status quo: quel che è successo è successo, ma la città continua a proseguire seguendo i propri ritmi e le proprie necessità, mosse dal denaro, come un vero supermarket.

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