venerdì 12 febbraio 2010

Naruto (ebbene sì...)

La concezione dello shonen-manga è sempre stata piuttosto manichea. I buoni contro i cattivi. Ogni tanto c'è qualcuno che da cattivo diventa buono e, viceversa, da buono diventa cattivo. Raramente abbiamo figure dalla personalità "grigia", in grado di collocarsi nel mezzo delle due fazioni.
Penso alle principali serie di questo filone, da Dragonball a una qualsiasi serie shonen del momento, non necessariamente fantastica/fantasy/fantascientifica, anche di setting realistico, e senza scordare alcuni seinen che ammiccano più al pubblico giovane che a quello adulto.

Naruto non fa eccezione. I buoni, i cattivi, ogni tanto qualcuno passa da una parte o dall'altra, oppure fa l'infiltrato; ad eccezione di un personaggio come Itachi Uchiha tutti i personaggi sono o bianchi o neri, oppure passano da bianchi a neri (es. Sasuke) e viceversa(es. Gaara); è una considerazione abbastanza sommaria ma non mi viene in mente nessun'altro. Non intendo qui erigere una difesa in favore di Naruto. Come tutti gli shonen (o perlomeno una parte... diciamo che lo metto in questa parte) ha i suoi pro e i suoi contro; tra questi ultimi il più evidente resta sempre la strutturazione - di tipo puramente videoludico - storia-rissa-storia-rissa ad libitum, che vedono il protagonista (a ben vedere c'è un vero protagonista? è la percentuale di apparizione sufficiente a definire Naruto protagonista? il fatto che sia l'eponimo della serie è sufficiente a definirlo protagonista?) e i suoi amici scontrarsi con avversari sempre più forti e accrescere le proprie tecniche e la propria potenza sempre e comunque di quella minima percentuale funzionale a sconfiggere il nemico.

Ho iniziato a leggere Naruto per puro caso; inizialmente non ero per niente convinto, ma l'idea di un manga sui ninja mi attirava parecchio, così decisi di dargli una possibilità; allora ero molto meno selettivo, devo ammetterlo, ma forse in certi momenti è un bene: ci si fa un'idea, aiuta a capire, in seguito, come valutare un prodotto artistico/narrativo.
La base della storia è di sicuro qualcos'altro, e su questo credo che ormai nello shonen sia una buona cosa: una base solida permette di configurare in breve tempo i personaggi e i primi eventi, potendosi concentrare del tutto a come sviluppare la trama in modo originale... ammesso di riuscirci. Del resto il nucleo di personaggi principali degli shonen manga è spesso preso di sana pianta e adattato dal Viaggio in Occidente, romanzo cinese della fine del XVI secolo, tradizionalmente attribuito a Wu Cheng'en.
Di tanto in tanto, tuttavia, è possibile trovare accadimenti, soluzioni narrative (non parlo di quelle grafiche perchè è una questione di gusti), scelte che mi portano a pensare che nonostante la serie stia inevitabilmente venendo prolungata dal grande successo in patria (e non solo) e che fu lo stesso autore, numeri e numeri addietro, a lamentare di non avere tanto idea di dove andare a parare, nonostante tutto questo penso che Masashi Kishimoto abbia una buona testa. Di tanto in tanto.

La prima volta che mi capitò di pensare che Naruto potesse essere salvato dalla selva degli shonen omologati fu leggendo il numero 43, in cui Kishimoto decise di raccontare la vera storia di Itachi Uchiha, il perchè delle sue motivazioni e del suo comportamento, capovolgendo - ma in modo sensato e tutto sommato "elegante" - l'idea che ci si era fatti di lui fin dalla sua introduzione. Se riesce a fare qualcosa del genere - pensai - a meno che sia una formidabile botta di culo dovrebbe potersi svincolare dagli stilemi classici e scrivere belle storie. E allora perchè si paralizza sulla solita struttura ascendente?

Il secondo punto di svolta fu, in realtà, alcuni numeri prima. Con la morte del terzo Hokage prima e di Jiraya poi, Kishimoto minava l'impianto dei personaggi, togliendo di mezzo un personaggio secondario ma di netta importanza, e uno che di fatto si può considerare principale. La cosa si è fatta ancora più forte nel numero 54, quando per mano di Pain cade anche Kakashi, una delle colonne portanti della serie. Insomma, a meno che l'autore decida di operare svolte di cattivo gusto come misteriosi ritorni, resurrezioni (per non parlare di doppi alternativi, versioni provenienti da altri segmenti spaziotemporali e cloni, che fortunatamene sono prerogative tutte statunitensi) o che altro, sembra proprio che il buon Masashi abbia deciso di espiare alla merda pestata nei primi numeri (mi pare fosse il cinque, ma non ci giurerei), quando Sasuke Uchiya, contro ogni evidenza, non muore benchè il suo corpo sia trafitto da aghi in ogni dove.

Il terzo punto di svolta è la visione che egli riesce a dare del piano dell'associazione Alba nelle pagine dell'ultimo tankobon italiano. Il discorso che Pain fa a Naruto per giustificare l'attentato esplosivo che ha raso al suolo il villaggio della foglia, descrive Alba come un'organizzazione che è disposta a sacrificare la pace di pochi in favore della pace di molti. Possibile dunque che Kishimoto si rifaccia, per la concezione di Alba - di cui fino al numero scorso non sapevamo niente se non che ce l'avevano con la Foglia e che stavano cercando di catturare tutte le forze portanti - all'ultimo decennio di terrorismo internazionale? Per minare l'equilibrio dei cinque paesi, infatti, diversi sono i tentativi di Alba, tra cui l'attentato che fa esplodere l'intero Villaggio della Foglia. I burattini che Pain richiama durante i combattimenti, infine, si comportano in modo (ovviamente) da anteporre il bene di Pain (e dunque della causa di Alba) alla loro "sopravvivenza", se così si può far riferimento alla loro forma di vita artificiale. Da tutti questi elementi Alba prende quindi l'aspetto di un'organizzazione che si è imbarcata in una crociata, se non religiosa quantomeno "morale".

Ok, ora potete raddrizzare i nasi che avete storto e ritornare a fare gli intellettuali sull'ultima bravata di qualche autore "d'essai", oppure tirare due asciate alla vostra porta di pregiudizio e iniziare a guardare un po' dentro le cose.

2 commenti:

Gianluca Maconi ha detto...

sarò breve, più che altro perchè devo andare a pranzo.
Interessante argomentazione. Inoltre trvo giusta questa svisata shonen manga. Anche questi sono un aspetto del linguaggio, non ci si può concentrare solo su super-eroi o super-snob.
Io trovo che Naruto, nel suo genere, sia un capolavoro, uno dei migliori shonen mai pubblicati.
Però anche tuu, come molti (tutti) gli occidentali non fai un distinguo molto importante. La merda di cui parli (credi al numero 5) era scritta per ragazzini di 12 anni, mentre i numeri più recenti si rivolgono ad un pubblico cresciuto (cresciuto col fumetto in effetti), quindi più critico e più affamato di situazioni forti. Inoltre in Naruto ho trovato molte situazioni interessanti come il "periodo da fumatore" di Shikamaru, o la morte nell'ombra (come la sua vita) di Jiraya. Invece devo dire che tutto il discorso che riguarda Hitachi l'ho trovato piuttosto banale nello svolgimento (come anche la reazione di Sasuke: "ah, era buono? allora uccido tutti lo stesso"), per un lettore scafato.
(ma si ritorna al discorso di prima)

Per quanto riguarda il viaggio verso occidente... allora non sono l'unico che la pensa così...

alfredo goffredi ha detto...

Ho capito cosa intendi e sono d'accordo. è un po' la stessa cosa che ha fatto la Rowling, in fondo.

Forse non faccio il distinguo perchè quando ho iniziato a leggerlo ero [o mi sentivo] un bimbominchia - perlomeno fumettisticamente - equiparabile a un dodicenne e quindi è stato un po' come crescerci assieme, forse certi cambiamenti "comuni" sono stati meno evidenti.
E comunque la svolta, oggettivamente parlando, c'è stata. Nel momento dello iato narrativo e dell'allenamento tutto prende una piega diversa e più matura.
Il discorso di Hitachi a me è sembrato buona cosa, lo ripeto, anche e soprattutto nella sua edizione in volumetto italiano, che tiene praticamente tutto il numero, forse per questo all'apparenza più importante. Mi è sembrato un colpo di mano piuttosto abile, che - per quanto io ritenga Sasuke un personaggio abbastanza noioso - lo ha definitivamente messo tra la metà "nera" dei personaggi... del resto prima ce l'aveva solo con Hitachi, mentre dopo sceglie di rivolgere il proprio odio contro tutta la foglia.

Riguardo al Viaggio verso occidente si, senza ombra di dubbio secondo me almeno una buona metà degli shonen attingono più o meno apertamente. E non solo shonen, direi. Lo stesso Lupin, alla fine, caratterizzava i protagonisti servendosi del Viaggio.
Credo che sia una questione di riferimenti culturale forti... alla fine, per fare un esempio banale, se noi vediamo un supereroe che muore e risorge, credenti o no, salvo rare eccezioni (vedi Fenice) il primo parallelismo è cristologico.