Sceneggiatura di Frank Miller, disegni di David Mazzucchelli.
A quasi cinquant’anni dalla nascita dell’uomo pipistrello, la DC Comics optò per una scelta allora forte (molto meno ai nostri giorni, in cui operazioni simili vengono compiute ormai con una certa frequenza), mettere in mano a un team creativo affermato il compito di rinarrare le origini di uno dei suoi eroi di punta, adattandole in qualche modo ai tempi che correvano.
La scelta cadde su Frank Miller, che in quello stesso anno aveva brillato grazie Devil: Rinascita, lunga storia del diavolo rosso di casa Marvel che, tra le altre cose, ne affrontava le origini mutilandole del loro aspetto “super” e lasciandoci con un violento ninja mascherato calato nei panni di un vigilante urbano. Curiose, in proposito, le parole di Bob Gale riportate in un articolo di Dugan Trodgen: «Adoro Frank Miller e non è mia intenzione screditare il suo lavoro, ma ho sempre avuto l’impressione che, quando cominciò a scrivere Daredevil, in realtà volesse scrivere Batman, così lo trasformò il una specie di cavaliere oscuro»[1].
Fatto sta che ci riuscì, nello stesso anno in cui si concludeva Devil: Rinascita Miller approdava a DC Comics con The Dark Knight Returns e, l’anno successivo, Batman: Year One per trasformare Batman in un violento ninja mascherato calato nei panni di un vigilante urbano.
La scelta cadde su Frank Miller, che in quello stesso anno aveva brillato grazie Devil: Rinascita, lunga storia del diavolo rosso di casa Marvel che, tra le altre cose, ne affrontava le origini mutilandole del loro aspetto “super” e lasciandoci con un violento ninja mascherato calato nei panni di un vigilante urbano. Curiose, in proposito, le parole di Bob Gale riportate in un articolo di Dugan Trodgen: «Adoro Frank Miller e non è mia intenzione screditare il suo lavoro, ma ho sempre avuto l’impressione che, quando cominciò a scrivere Daredevil, in realtà volesse scrivere Batman, così lo trasformò il una specie di cavaliere oscuro»[1].
Fatto sta che ci riuscì, nello stesso anno in cui si concludeva Devil: Rinascita Miller approdava a DC Comics con The Dark Knight Returns e, l’anno successivo, Batman: Year One per trasformare Batman in un violento ninja mascherato calato nei panni di un vigilante urbano.
La storia si apre con l’arrivo a Gotham City di due personaggi di straordinario rilievo: l’allora tenente James Gordon, trasferito alla polizia di Gotham, e il multimiliardario playboy Bruce Waine, di ritorno da un lungo viaggio di addestramento. Nel primo capitolo si assiste così all’ascesa dei due personaggi, ai primi sbagli, ai primi problemi e, nella chiusa, all’alba dei due eroi di Gotham: il poliziotto inflessibile e incorruttibile e il vigilante mascherato. Miller pone poi all’interno del medesimo frammento temporale l’avvio della carriera della ladra acrobatica Selina Kyle, conosciuta ai più come Catwoman, e quella, poi stroncata, del procuratore distrettuale Harvey Dent.
Il cammino dei due eroi è irto e ricco di pericoli e personalità scomode, in una città in cui ormai sono il vizio e la corruzione a regnare; solo assieme riusciranno a far prevalere la legge: l’inizio di una collaborazione, l’inizio di un’amicizia, l’inizio di un mito.
Ad affiancare la sceneggiatura di Frank Miller sono i disegni di David Mazzucchelli, che già aveva collaborato con lo scrittore ai tempi di Rinascita. Lo stile di Mazzucchelli si rivela l’ideale per la definizione dell’aspetto d’esordio del Cavaliere Oscuro, per l’essenzialità di un tratto (che con il quale costruisce sequenze complesse, tra le quali risulta potente il suo giocare con le silhouette, in particolar modo quella dell’eroe. Una piacevole sintesi volumetrica che è impossibile non affiancare al realismo pittorico americano degli anni Trenta, in particolar modo alle tele di Edward Hopper, in cui forte è il senso di isolamento dell’individuo, calato nei nuovi ambienti urbani. Stile, oltretutto, che ben si affianca ad una storia metropolitana e noir – di fatto è questo che è nella rilettura milleriana – e che ricorda le origini dei comic books, pur superandoli per stile e dinamiche grafico-narrative.
Miller, dal canto suo, da il meglio di sé, ancora scevro dal peso che avrà su di lui Sin City, che verrà considerato marchio di fabbrica e tratto distintivo dell’autore di Olney, Maryland. Di fatto le basi dell’opera stanno nelle atmosfere hard boiled presenti in Batman: Anno Uno e Devil: Rinascita, in cui compaiono i suoi elementi tipici, dal vigilante al poliziotto incorruttibile che si erge contro un distretto in mano alla malavita, dagli intrecci tra criminali e poliziotti fino alla figura della dominatrice-guerriera, di cui la sua Selina Kyle è il prototipo che poi verrà meglio sviluppato in Sin City: Un'abbuffata di morte.
Quello che l’autore compie in queste pagine è un’importante operazione di rilettura che imposterà la visione del personaggio negli anni a venire.
Gli anni Ottanta sono gli anni di Raegan e, a livello internazionale, gli anni in cui il domani per molti sembra incerto, alla luce dei balletti politici tra USA e URRS, respirano sulle pagine di Anno Uno; incertezza già denunciata da Alan Moore sulle pagine di Watchmen e che molte storie di supereroi respirano in quegli anni, in special modo, per l’appunto, i due Batman di Frank Miller e l’opera miliare di Moore. Quello che accomuna il lavoro di questi due autori, poi, è la risultante di un processo creativo che porta, nel mondo del fumetto, la figura di un supereroe rinnovato e dallo spessore differente, che si scolla dalla carta e vive di vita propria.
In quest’ottica una rilettura delle origini di Batman ha un forte valore simbolico; è il ritorno di una ritualità che sembrava perduta e che, invece, si ripete, reclamando ad alta voce la necessità di un eroe che si costruisce da zero, un eroe che è super solo nominalmente e non geneticamente.
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[1] In Un nuovo giorno. Squadra 3 – Bob Gale e Phil Jimenez contenuto in L’Uomo Ragno 494, pp. 26-28.
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