martedì 29 novembre 2011

Shrapnel post

Mentre aspetto di potervi dire qualcosa di nuovo vi dirotto su alcune recensioni di materiale piuttosto interessante che ho preparato negli ultimi tempi per Comicus.
Sono in gran parte albi provenienti dall'ultima edizione di Lucca Comics & Games (edizione di cui mi sarebbe piaciuto scrivere una specie di diario di bordo giornaliero, macché...) e sono tutti interessanti per un loro motivo, non ultimo quello di aver attirato la mia attenzione.
Cominciamo con due pezzi, uno più datato e uno più recente, dedicati al GG Studio, giovane etichetta italiana sbarcata da poco anche negli States, di cui ho analizzato Extinction Seed #0 e The One #3, nella sua nuova edizione cartonata da libreria.
È poi la volta di due piccole autoproduzioni di pregiata fattura, a partire da Eschaton #1, prima parte della nuova serie annuale firmata dal duo Lise-Talami, che vi porterà in un futuro postapocalittico fatto di padri e piadine; si continua con Amenità - Capitolo 1: Dinosauri, pregevole albetto realizzato da autori vari a tematica dinosauresca.
Si conclude il tutto con l'opera prima di Francesco D'Isa, il tozzo volume semplicemente intitolato I., dissertazione/indagine di un poliedrico personaggio sulla propria identità.
Buona lettura!

venerdì 18 novembre 2011

Rispetto per i morti

Il fumetto è un microcosmo che negli anni ha cercato di disabituarci alla fissità delle cose. Specie per certo fumetto mainstream non è mai detta l’ultima parola, specie quando la parola è “fine” o “morte”.  Un caso a parte è, invece, quando “fine” e “morte” vengono a coincidere.
Un episodio celebre è questo:


Sfortunatamente non sono più in grado di rispettare i ritmi richiesti da una striscia quotidiana. La mia famiglia non desidera che Peanuts venga continuata da qualcun altro, perciò annuncio il mio ritiro
Questo appare sull’ultima striscia realizzata da  Charles M. Schulz (per la cronaca, la M sta per Monroe), pubblicata postuma domenica 13 febbraio 2000 (Schulz era morto il giorno precedente).

Poi accade che esce questa cosa per BOOM!


Sulla copertina di questo speciale numero 0 si legge “NEW STORIES!”, che per chiunque non sappia veramente mezza parola d’inglese significa “nuove storie”. Ora… eeeeh?

La mia famiglia non desidera che Peanuts venga continuata da qualcun altro

Non mi ha convinto fin dall’inizio. L’operazione fa storcere il naso, però magari – ho pensato – si sforzano di fare un lavoro fatto bene. Come dire, un’aberrazione ben fatta.
Sicché aprendo l’albo, oltre a quattro pagine di “Classic Peanuts”, storie di Schulz ricolorate (in modo un po’ insipido) ci sono due storie nuove (Carnival of the animals di Ron Zorman e Lisa Moore, Woodstock's New Nest di Vicki Scott, Paige Braddock e Lisa Moore) e il preview di un nuovo graphic novel.

La mia famiglia non desidera che Peanuts venga continuata da qualcun altro

La cosa che mi disturba di più è il cambio di formato. Tradizionalista? Nostalgico? Boh… vedere i Peanuts muoversi su tavole formato comic book non fatte da strisce potrebbe esser per qualcuno un gesto di innovazione, ma sinceramente non ne vedevo il senso. Il tutto sembra fatto molto a casaccio, manca lo spessore grafico e culturale di Schulz (ovviamente) e il risultato sono due storie scritte male, che non fanno né ridere né pensare (ma i tempi comici dove li hanno imparati? Al bagaglino?), e disegnate peggio: la linea è sterile, svuotata della sua vibrante emotività originaria, e le grandi dimensioni di figure così tanto semplificate fanno sembrare il tutto molto stupido.
Questo per non parlare dello storytelling, totalmente inappropriato e talvolta anche decisamente errato; si vedano in proposito le ultime due tavole della seconda storia originale, in cui la scomposizione in dodici vignette quadrate è tanto infantile quanto inutile a livello di linguaggio.

La mia famiglia non desidera che Peanuts venga continuata da qualcun altro

Questo per non parlare dell’anteprima di Happiness is a warm blanket, Charlie Brown!, graphic novel in uscita ora. Non parliamone. Meglio archiviare tutto, come se fosse stato un brutto sogno.

La mia famiglia non desidera che Peanuts venga continuata da qualcun altro

Che brutto mondo.

venerdì 11 novembre 2011

10 cose che non dovrebbero mancare in un fumetto pt.3: consapevolezza del linguaggio

Parlo di linguaggio riferendomi, ovviamente, non alla parola. Il fumetto come linguaggio, medium se vogliamo. Perché se negli anni d’oro il fumetto ci mise un attimo a dimenticarsi della realtà per abbracciare il linguaggio dell’arte, del cinema, del sogno, una volta trovata una propria dimensione per molti è stato considerato come qualcosa da esplorare solo ed esclusivamente a livello di contenuti.
Bisogna tenere sempre a mente che le sue potenzialità sono infinite, e che il suo unico limite è nella mente di chi lo crea… ed è anche facile infrangerlo, volendo, perché risiedendo nella mente basta applicare quella pressione in più da far saltare il blocco.

Richard McGuire. Richard McGuire è uno che ha ben capito questo concetto. Come lui molti altri, ma hanno dovuto spendere molte pagine per dimostrarlo, mentre a McGuire sono bastate le sei pagine di Here (pubblicato nel 1989 sul primo numero di “Raw” vol.2). Di cui non parlerò, perché le potete trovare qui sotto (o a questa pagina di The Comics Bureau, assieme al cortometraggio tratto da Here) e preferisco lasciare che parlino da sé. 

[ovviamente cliccate per ingrandire]